sabato 12 marzo 2011

Prepararsi a tutto

Post particolarmente antipatico, non so neanche se lo inserirò, ma credo di sì, perché altrimenti continuiamo a nasconderci dietro a uno stuzzicadenti.
Si muore.
Nota bene: non ho scritto che “di tumore a volte si muore”. Si muore e basta. Tutti, prima o poi.
Ma il tumore, soprattutto se sei giovane, ti sbatte in faccia questa verità con violenza, e soprattutto ti ci fa arrivare con lentezza, paura, spesso sofferenza. Per questo ci spaventa tanto.
Quando mi sono ammalata di Hodgkin ero serena perché “il 90% guarisce con la sola chemioterapia”. Cosa fai quando fai parte del 10%?
Spesso sento dire che tanti vorrebbero andarsene in fretta, senza accorgersene, senza saperlo. Ha i suoi vantaggi: ti risparmi un bel po' di paura e probabilmente sofferenza.
Eppure mi fa riflettere il fatto che fino a non molti anni fa la morte improvvisa era considerata un dramma, quasi una maledizione, perché impediva di “sistemare i propri affari” prima di andarsene: lasciare la famiglia senza debiti se possibile, risolvere litigi per non lasciarli “pendenti” agli eredi, disporre le proprie ultime volontà per chi è credente ricevere i conforti religiosi, per chi non lo è avere i propri cari accanto ed essere meno solo... In questi tempi in cui si parla tanto di “eutanasia” (con tante confusioni...), secondo me per paura di perdere già in vita il controllo sulla propria vita e morte, credo sia importante recuperare questi valori.
È un po' il senso dell'”essere pronti”. Ho un Hodgkin, sono motivata più che mai a guarire, ma se ciò non dovesse succedere sappiate che ho vissuto una vita piena, e sono felice di averla vissuta. Lotterò con tutte le mie forze per guarire, sapendo che anche se perdo la lotta col tumore avrò vinto la lotta della mia vita, perché la mia vita ha avuto un senso.

Questo richiede tanto lavoro interiore, oggettività e a volte l'aiuto di qualcuno con cui possiamo parlare serenamente anche di queste cose. Persone del genere sono difficilissime da trovare, perché questi discorsi fanno pensare automaticamente alla propria morte e non li vuole fare nessuno. E poi lo sforzo di tutti quelli che ti vogliono bene è spingerti a guarire innanzitutto.

Comunque: siete liberi o no di farci un pensierino, soprattutto visto che dall'Hodgkin, appunto, in genere si guarisce bene. Ma potrebbe essere comunque una buona occasione per pensare al senso profondo della vostra vita.
Pensateci un po'... e poi tornate a lottare. Magari persino più sereni.

2 commenti:

  1. Hai parlato della morte con me. Proprio l’ultima sera in cui ci siamo viste. Tu mi hai dato un addio implicito. Eri consapevole che quello fosse il nostro ultimo incontro. Io no. Io l’ho capito solo leggendo una mail nella quale c’era scritto: Claudia ci ha lasciati. Ho rivissuto in un flash quella serata: il tuo volto, le tue mani fredde. Le tue preghiere, le mie lacrime. Quanta fatica ho fatto a considerarti malata ... io non potevo pensare che tu fossi in quel 10% di cui hai parlato in questo post. Ogni volta che ti penso, mi viene in mente il tuo sorriso e la tua voglia di vivere. E tu vivi più che mai nella mia vita, Claudia. Vivi anche se ora non sei fisicamente in questo mondo. Vive la tua presenza, la tua storia e la tua vita ancora e sempre intrecciate alla mia.
    Grazie di tutto!

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